Prodromi di motorizzazione di massa

L’automobile è finalmente la conquista individuale dello spazio, libertà di movimento ed esaltazione tecnologica prima ancora di diventare esibizione di status symbol. Negli anni Venti in Italia erano attive 36 case automobilistiche e la Milano-Laghi del 1924 era stata la prima autostrada in Europa, ma negli anni Trenta l’automobile era ancora un sogno proibito.

Nel 1932 una FIAT Balilla costava 10.500 lire e nel 1935 un dirigente guadagnava tra le 15.000 e le 20.000 lire. Nel 1938, c’erano 372.998 veicoli (7.642 a Bologna), uno ogni 111,7 abitanti, mentre in Germania erano 1.272.000 ed in Francia 1.818.000. La strada era anche un luogo particolarmente pericoloso. Nel 1938, nonostante il basso numero di veicoli a motore in circolazione, c’erano stati più di 31.000 incidenti, di cui 2.500 mortali.

Auto, moto, lubrificanti e carburanti sono ben pubblicizzati, così come i bei piroscafi per le crociere di lusso o gli aerei, per una élite ancora più ristretta, che nel 1938 conta 100.000 viaggiatori. Per i Futuristi l’aereo è l’espressione del sogno, il concretizzarsi di aspirazioni nascoste, volontà di cambiamento verso una realtà che può essere compresa solo attraverso moduli nuovi. Tanto che fino al 1935, quando l’aereo diventa sempre più strumento bellico, viene vissuto in particolare dagli aeropittori come strumento agonistico e di conoscenza. I treni avevano invece, al 1938, 157 milioni di passeggeri, soprattutto grazie ai treni popolari attivati, con i biglietti scontati dell’80%, dall’agosto del 1931. Le bici non erano da meno, e al 1933 ci sono più di tre milioni e mezzo di biciclette.

Il mercato dell’auto viene chiuso ai produttori stranieri grazie all’imposizione di dazi. La Coppa del Littorio del 1934 registra la partecipazione di 199 vetture, di cui 103 FIAT e solo una quindicina straniere.

La Topolino del 1936 riesce a scendere di prezzo a L. 8.900, e viene salutata da “Auto Italiana” come strumento di lavoro, e non certo per divertimento. La tassa di circolazione, del resto, era molto alta. Nel 1925 la FIAT 509 pagava 366 lire di tassa. Criticata come ostacolo all’espandersi dell’industria automobilistica, nel 1936 viene ridotta, per essere poi abolita nel novembre 1938. Già un anno dopo, però, il 4 settembre 1939, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il regime avrebbe vietato la circolazione di veicoli a carburante liquido e per il trasporto di persone. Il costo della benzina, complice l’autarchia, aveva intanto già raggiunto le 5,42 lire al litro, dalle 2,26 lire del 1926. L’8 dicembre del ‘39 il divieto è revocato, ma si ha diritto a poca benzina e verrà nuovamente imposto ad ottobre dell’anno successivo.

Maria Chiara Liguori

Federico Paolini, Storia sociale dell’automobile in Italia, Carocci, 2007.
Renato Miracco, Pittura in volo ovvero virate, impennate, cadute del movimento dell’aeropittura, in Ada Masoero, Renato Miracco, Francesco Poli (a cura di), L'Estetica Della Macchina. Da Balla Al Futurismo Torinese, Mazzotta, 2004.
Juliann Sivulka, Soap, Sex and Cigarettes. A cultural History of American Advertising, Wadsworth Publishing Company, 1998.
Emanuela Scarpellini, L’Italia dei consumi. Dalla Belle Époque al nuovo millennio, Laterza, Roma-Bari, 2008.

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Costosissime Alfa Romeo (Domus, luglio 1932)

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Pneumatici e corse, un abbinamento vincente (Domus, giugno 1932)

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Sci e bella vita al Sestriere, raggiungibile grazie alla Balilla FIAT (Domus, gennaio 1933)

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Ardita FIAT, nomi fascistissimi per auto moderne e patriottiche (Domus, maggio 1933)

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