Parole e musica negli anni Trenta

Quando Mussolini prese il potere il carisma dell'uomo forte si impose e contagiò anche il mondo dello spettacolo portando con sé pure canzoni di regime di cui la più famosa fu Giovinezza giovinezza, sigla della radio. L'Unione radiofonica italiana, nata nel 1924, cominciò a trasmettere regolarmente dal 1° gennaio 1925 e ogni sera chiudeva i programmi con le strofe di Giovinezza.

Espressive di quegli anni furono tanto le canzoni strettamente legate all'iconografia fascista - dominata da un vero e proprio martellamento propagandistico a favore di due temi: la campagna (Se vuoi goder la vita e Reginella campagnola) e la guerra, specie quella coloniale (Faccetta nera) - quanto quelle leggere e di puro intrattenimento, piccoli gioiellini musicali che risentivano dell'eco jazzistico che veniva dagli Stati Uniti, dove impazzava lo swing. Tra le tante ricordiamo: Parlami d'amore Mariù, cantata da un giovanissimo Vittorio De Sica, Maramao perché sei morto, Quel motivetto che mi piace tanto, Ma le gambe .., Tulipan. Ci fu però una canzone che si distinse tra tutte per un messaggio ben preciso: è Mille lire al mese, il cui testo è una chiara e limpida descrizione di quel modello di vita tranquilla e senza preoccupazioni che il regime intendeva assicurare alla nazione.

Fiorenza Tarozzi

Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Roma-Bari, Laterza, 1985
Gianni Isola, Abbassa la tua radio, per favore...: storia dell'ascolto radiofonico nell'Italia fascista, Scandicci, La Nuova Italia, 1996
Stefano Pivato, La storia leggera: l'uso pubblico della storia nella canzone italiana, Bologna, il Mulino, 2002