Adolfo De Carolis (Montefiore dell'Aso, Ascoli Piceno 1874 – Roma, 1928)
Frontespizio
Xilografia color ocra su carta giallina, foglio mm. 230 x 300, incisione mm. 150 x 260

L'incisione viene realizzata dall'artista marchigiano per la rivista “Xilografia”, edita a Faenza tra il 1924 e il 1926. La pubblicazione, trimestrale e con una tiratura di trecento esemplari, conteneva per ogni numero dieci incisioni. Francesco Nonni, direttore dell'opera editoriale ed egli stesso incisore (oltre che pittore e scultore), chiama De Carolis per eseguire almeno dieci xilografie.

La rivista “Xilografia” ha rivestito un ruolo di una certa importanza per il recupero di questa tecnica che all'inizio del '900 era ormai in disuso, oltretutto Nonni chiama intorno a sé decine di artisti, tra cui alcuni suoi amici e conterranei (Domenico Baccarini, Riccardo Gatti, Giuseppe Ugonia) altri legati a lui per affinità culturali o attivi nel territorio emiliano-romagnolo (Adolfo De Carolis, Mino Maccari, Guido Marussig, Lorenzo Viani). La rivista rientra nel più ampio panorama culturale faentino di inizio Novecento, assai vivace e per certi versi all'avanguardia rispetto a centri abitati ben più grandi, quali Bologna.

Adolfo De Carolis, pittore e scultore, è tra gli incisori i più significativi della nostra storia, tanto che viene chiamato, per esempio, ad illustrare opere di Gabriele d'Annunzio e frontespizi per la casa editrice Zanichelli.

Il nostro fu lungamente attivo a Bologna, ed ha rivestito un ruolo determinante nell'influenzare la cultura artistica locale. La sua presenza si deve all'esecuzione degli affreschi del salone di Palazzo del Podestà, commissionategli nel 1908 a seguito di concorso, e non completati al momento della sua morte, avvenuta nel 1928. L'immenso cantiere felsineo fu per lui una sfida che riuscì solo in parte a gestire, in quanto errori nelle tecniche dell'affresco procurarono fin dall'inizio seri problemi conservativi. Del prezioso ciclo realizzato per commemorare i fasti della storia locale, attualmente rimangono solo gli affreschi sulla pareti verticali e nelle unghiature delle finestre. Gran parte dei dipinti delle volte è stato infatti inopinatamente distrutto alla fine degli anni '70 del secolo scorso e solo alcuni brani sono stati staccati, salvati ed attualmente conservati in deposito.

Il Frontespizio per la rivista “Xilografia” ben rispecchia il momento culturale di De Carolis nel periodo della sua presenza bolognese. Sono infatti presenti evidenti richiami al rinascimento e sopratutto a Michelangelo, riletti con gli occhi della cultura Liberty o Floreale, di cui l'artista marchigiano rappresenta uno dei vertici assoluti in Italia. La compresenza a Bologna di De Carolis e dello scultore piemontese Leonardo Bistolfi lasciano un segno indelebile nella scuola artistica locale, tanto che le scelte intellettuali di alcuni artisti locali (Pasquale Rizzoli, Silverio Montaguti) non sarebbero comprensibili senza l'assimilazione della loro poetica.

La xilografia è contenuta entro una raffinata cornice italiana di fine settecento, in cui il decoro viene ottenuto con un sistema semplice, povero e assai efficace, utilizzando diverse essenze di alberi autoctoni (noce, pero ecc.). La tipologia della cornice nasce proprio per poter esporre disegni e incisioni e quindi ben si presta a contenere un'opera del Novecento intrisa di richiami dell'arte antica.

Roberto Martorelli

Franco Solmi, Adolfo De Carolis: la sintesi immaginaria. Gli affreschi del Salone del Podestà di Bologna, Bologna, Grafis Edizioni, 1979

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Adolfo De Carolis <i>Frontespizio</i> Collezione privata)

Adolfo De Carolis Frontespizio Collezione privata)