La Radio e la propaganda

Il 27 agosto 1924, a Roma, nasce l'URI (Unione radiofonica italiana) e il 6 ottobre va in onda un concerto, la prima trasmissione tecnicamente riuscita. Fino all’8 dicembre dell’anno successivo, però, quando si aggiungeranno le trasmissioni irradiate dagli studi di Milano sulla città, solo Roma può ascoltare programmi radiofonici. Per avere una rete di trasmissione nazionale bisognerà invece attendere il 1933.

La grande qualità radiofonica, data dall’istantaneità della rappresentazione dell’evento, viene subito sfruttata. La programmazione serale prevede opere liriche, prosa e concerti trasmessi in diretta dall’auditorium della Radio o da sale cittadine; Radio Napoli, per esempio, instaura un rapporto privilegiato con il teatro San Carlo. La prima radiocronaca sportiva in diretta è il Gran premio di galoppo da San Siro nel giugno del 1927, mentre il 25 marzo 1928 si ha la prima diretta da un campo di calcio. Il notiziario si inserisce successivamente: Radio Roma trasmette un giornale parlato a partire dall’autunno del 1929, mentre fino a quel momento erano andate in onda solo le notizie dell’agenzia Stefani e le “comunicazioni governative”.

Mussolini, anche in virtù della propria formazione giornalistica, privilegia a lungo la carta stampata e, inizialmente, trascura le potenzialità della radio. Intanto, però, in Germania Joseph Goebbels – ministro della propaganda - nel suo intento di massimizzare il consenso, individua nella radio - con la sua duplice opportunità di condizionamento psicologico ed istantaneità - lo strumento ideale per raggiungere masse crescenti in tempo reale. In Germania nel 1934 gli abbonati sono già 5 milioni, mentre in Italia sono solo 440.000. Del resto, fino a quella data, il canone elevato di L. 75 e il costo sostenuto degli apparecchi non ne avevano favorito la diffusione. Quando però, quello stesso anno, l'IRI acquisisce la SIP, che agli inizi degli anni '30 era diventata la principale azionista dell'EIAR (l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche evoluzione dell’URI), si ha finalmente la spinta a produrre radio più economiche e nel 1937 nascono gli apparecchi Radiobalilla e Radiorurale, prodotti a prezzi “politici” da varie case. Il regime desidera accelerare il processo di integrazione di tutta la società nel proprio progetto politico e ricorre anch’esso a rituali di massa e ad altre forme di appartenenza collettiva generate dall'alto. Nel '34 la radiodiffusione entra nelle scuole elementari. Gli amplificatori portano nelle classi mezz'ora di programma a metà mattina dall'apparecchio collocato nell'ufficio del direttore. Al dicembre del '35, 3.768 scuole hanno la radio. Se gli abbonati non crescono come si vorrebbe (al 1938 sono ancora poco più di 1 milione, contro i 12 in Germania) ci pensa il regime ad ovviare al problema: i Dopolavoro, stimolati con agevolazioni all’acquisto della radio, sono esentati dal pagamento della tassa di possesso dell’apparecchio per i luoghi pubblici, mentre le piazze si riempiono di altoparlanti grazie ai quali Mussolini parla direttamente al Paese e la piazza, come dirà Leo Longanesi, «…finirà col credersi la protagonista della nuova storia italiana».

Maria Chiara Liguori

Gian Paolo Ceserani, Storia della pubblicità in Italia, Roma-Bari, Laterza, 1988
David Forgacs, Stephen Gundle, Cultura di massa e società italiana, 1936-54, Bologna, Il Mulino, 2007
Giuliano Gresleri, Francesco Santini e le case popolari, anzi «popolarissime», degli anni Trenta, in R. Renzi (a cura di), Il sogno della casa: modi dell'abitare a Bologna dal Medioevo ad oggi, Bologna, Cappelli, 1990
Enrico Mascilli Migliorini, La comunicazione istantanea, Napoli, Guida Editori, 1987
Michela Nacci, La radio, in M. Nacci (a cura di), Oggetti d’uso quotidiano. Rivoluzioni tecnologiche nella vita d’oggi, Venezia, Marsilio, 1988
Gianfranco Vené, Mille lire al mese: vita quotidiana della famiglia nell'Italia fascista, Milano, Mondadori, 1988

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Radio Marelli, 1931 (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)

Radio Marelli, 1931 (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)


Pubblicità CGE (Domus, febbraio 1934)

Dato il costo elevato degli apparecchi radio, che si aggira sempre sulle mille lire quando non è ancora più elevato, tutti i produttori agevolano l’acquisto con la possibilità di pagare a rate. Pubblicità CGE (Domus, febbraio 1934)


Pubblicità La Voce del Padrone (Domus, dicembre 1935)

Anche le campagne in Africa Orientale possono essere l’occasione per acquistare una radio. Pubblicità La Voce del Padrone (Domus, dicembre 1935)


Pubblicità della ditta torinese Magnadyne (Domus, marzo 1939)

Pubblicità della ditta torinese Magnadyne (Domus, marzo 1939)


Radio Balilla di produzione CGE (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)

Radio Balilla di produzione CGE (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)


Un esemplare di RadioRurale di produzione Siti (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)

Un esemplare di RadioRurale di produzione Siti (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)


Diario scolastico 1941-42 per le classi elementari (Collezione privata)

Diario scolastico 1941-42 per le classi elementari. La prima pagina è riservata alla programmazione radiofonica per le scuole (Collezione privata)

Altoparlante da piazza Gelosi (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)

Altoparlante da piazza Gelosi (Museo della Comunicazione G. Pelagalli, Bologna)